Il tè verde è sicuramente una delle bevande più bevute e conosciute al mondo. Il primo interesse scientifico sulle proprietà benefiche del tè verde nasce qualche anno fa, in seguito ad accurate osservazioni epidemiologiche effettuate nella regione cinese dello Zhejiang, dove da secoli la popolazione locale fa largo uso quotidiano dell’infuso di tè verde quantificabile in non meno di dieci tazze al giorno. Tali indagini hanno evidenziato un’incidenza di malattie degenerative, cardiocircolatorie, infiammatorie, metaboliche e neoplastiche, significativamente più bassa rispetto alla popolazione dei Paesi occidentali e una durata della vita maggiore.
Numerosi studi sperimentali hanno, infatti, dimostrato che esiste una correlazione tra produzione di radicali liberi, processi d’invecchiamento e durata della vita.
Tra i componenti del tè verde troviamo: la teanina, la caffeina e i polifenoli. Particolare attenzione è stata rivolta all’epigallocatechingallato (un polifenolo) a cui sono attribuite le principali attività antiossidanti della pianta.
La parte della pianta utilizzata è la foglia, che a seconda della lavorazione può dar luogo ai diversi tipi di tè (bianco, verde, nero, oolong), con contenuti di attivi differenti.
Trattando le foglie con il calore subito dopo la raccolta si ottiene il tè verde; essiccandole all’aria si ottiene il tè bianco; lasciando ossidare completamente le foglie si ottiene il tè nero; lasciandole parzialmente ossidare e poi trattandole con il calore si ottiene il tè oolong.
Alcuni studi suggeriscono l’utilizzo del tè verde per controllare il peso corporeo, in molti di questi si evidenzia anche una regolazione positiva dei parametri lipidemici (riduzione di colesterolo LDL e trigliceridi). Queste attività sembrano attribuibili proprio all’epigallocatechingallato che, in studi su animali, è stato in grado di regolare l’espressione di geni chiave per l’adipogenesi, la beta ossidazione, la lipolisi e la termogenesi.
I polifenoli del tè verde, noti per le loro proprietà antiossidanti e antimutageniche, mostrano anche proprietà diuretiche, favoriscono l’eliminazione della ritenzione idrica, e sono utili nel combattere la cellulite.
Tra i principi attivi del te verde troviamo anche le metilxantine (caffeina, teobromina e teofillina) che hanno la comprovata capacità di stimolare la lipolisi. Favorendo la mobilitazione dei grassi localizzati nel tessuto adiposo e la loro ossidazione a scopo energetico, le metilxantine promuovono la perdita di peso. Le stesse sostanze sono anche in grado di aumentare il metabolismo; possiedono inoltre un blando effetto diuretico (utili per combattere la ritenzione idrica) ed anoressizante (sopprimono la fame).
Altri campi in cui si è applicato il tè verde sono il miglioramento degli stati depressivi, di epatiti non alcoliche, di patologie infiammatorie intestinali e dei disturbi di stomaco. La maggior parte degli effetti collaterali e di interazioni riconosciute si possono ascrivere al contenuto di caffeina.
L’utilizzo come chemiopreventivo o come terapia complementare a trattamenti chemioterapici è altrettanto studiato e confermato, pur con delle attenzioni per possibili interazioni con principi attivi.
Nella tradizione popolare, i filtri di tè verde vengono applicati localmente per alleviare gli occhi stanchi o mal di testa; trova impiego anche contro il sanguinamento gengivale dopo la pulizia dentale.
Alcuni atleti utilizzavano fare pediluvi al tè verde per prevenire il piede d’atleta.
Pur non potendo ignorare i sempre più numerosi studi che esaltano le proprietà del tè verde, enti come la Food And Drug Administration restano cauti sulle effettive proprietà e sui benefici dell’assunzione di questa bevanda a causa dei risultati contrastanti di vari studi che smentiscono molte delle sue presunte virtù.